La sostenibilità ambientale dell’industria della stampa

4 Feb 2021 | Graphic arts, News Diatecx | 0 commenti

Quando si parla di sostenibilità ambientale ed economia circolare si fa soprattutto riferimento all’adozione di pratiche di produzione, ma anche di consumo, rispettose dell’ambiente che consentano alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni, senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri. 

È una responsabilità che riguarda tutto il mondo produttivo, e anche l’industria della stampa sta facendo la sua parte, ma è una strada ancora tutta in salita. In questo articolo proveremo a delineare i punti essenziali, per un’azienda del settore della stampa o della grafica, per definirsi sostenibile. 

 

Sostenibilità ambientale: marketing o cambiamento reale? 

Nel linguaggio “aziendalese”, la sostenibilità ambientale è diventata una buzzword non sempre supportata dai fatti, o quanto meno sorretta da singole azioni senza una visione più ampia, e nei casi peggiori supportata unicamente da azioni di marketing fine a se stesse. 

Oggi più che mai, c’è invece un gran bisogno di pratiche totali, che coinvolgano tutti gli aspetti di produzione e consumo di un bene, dall’approvvigionamento delle materie prime fino allo smaltimento del prodotto. Per dirla come Paolo Iabichino, uno dei massimi esperti di marketing pubblicitario in Italia, il purpose aziendale (quello della sostenibilità ambientale nel nostro caso) per essere credibile e onesto deve trasformarsi in azione. 

Dare è più importante che dire. È il momento dell’azione. Ma non serve girare l’ennesimo video emozionale pieno di buone intenzioni, se queste non diventano anche impegni precisi con la collettività”. 

Quali azioni ha messo in campo l’industria della stampa per azzerare il suo impatto ambientale? Una prima risposta è il rispetto delle normative e l’acquisizione di certificazioni ambientali. 

 

La normazione e il sistema “command and control” 

Rispetto al passato è innegabile che l’approccio legislativo alle tematiche ambientali è mutato, in virtù del crescente inquinamento legato alle attività produttive e delle disastrose conseguenze per lo stato di salute del pianeta. 

Davanti ai danni causati dall’inquinamento che non conosce confini geografici, gli Stati hanno preso atto dell’esigenza di un’azione coordinata attraverso accordi, convenzioni multilaterali, regionali e bilaterali non solo per rimediare i danni ma soprattutto per prevenirli. 

Per farlo sono stati introdotti divieti, soglie massime di emissione e di scarico, requisiti tecnici, e tutti quei limiti il cui superamento comporta l’applicazione di sanzioni. È il cosiddetto sistema “command and control” secondo cui lo sviluppo sostenibile di chi produce deve essere governato da normative in materia ambientale sempre più restrittive e sul controllo da parte delle autorità competenti del rispetto dei limiti stabiliti per legge

 

L’approccio proattivo delle aziende: le certificazioni 

Accanto all’approccio normativo, in ambito europeo, si è affiancato anche quello che potrebbe essere definito come proattivo, ovvero basato sull’autocontrollo e sulla gestione diretta da parte delle aziende produttive. È cioè l’azienda stessa in modo volontario a dotarsi di strumenti e standard che vanno oltre gli obblighi di legge, per raggiungere prestazioni ambientali più elevate. Stiamo parlando dei sistemi di certificazione ambientale come la ISO 14001, l’ EMAS e la FSC

Certificazione ISO 14001

È lo standard internazionale che stabilisce i requisiti per un sistema di gestione ambientale delle aziende intenzionate a dimostrare il loro impegno nel limitare l’inquinamento e l’impatto sull’ambiente. I parametri valutati sono diversi: l’inquinamento atmosferico prodotto, problemi relativi alle acque reflue, la gestione dei rifiuti, la contaminazione del suolo, l’uso e l’efficienza delle risorse. Questa certificazione è integrabile ad altre di diverso tipo, come la ISO 9001 per la gestione della qualità e la ISO 45001 per la salute e la sicurezza sul lavoro. Come ogni standard dei sistemi di gestione include la necessità, da parte dell’azienda, di migliorare continuamente le proprie prestazioni ambientali.  

Registrazione EMAS 

La registrazione EMAS (acronimo di Eco-Management and Audit Scheme) costituisce per le aziende che la richiedono un sistema di valutazione e di miglioramento delle proprie performance ambientali, nonché di comunicazione trasparente dei risultati raggiunti. Il punto di partenza è un’attenta Analisi Ambientale Iniziale (AAI) e la piena conformità al quadro normativo già in essere all’interno dell’azienda. Sulla base di questa analisi viene sviluppato un sistema di gestione ambientale da adottare per raggiungere obiettivi di prestazione più elevati, attraverso la definizione di ruoli, responsabilità, mezzi, risorse, procedure, formazioni e sistemi di comunicazione e monitoraggio dei risultati. Solo dopo aver effettuato un audit ambientale e predisposto una dichiarazione sui risultati ottenuti e su quelli da raggiungere, l’azienda può richiedere la verifica dell’EMAS e la registrazione. 

 

Le certificazioni specifiche per la sostenibilità ambientale dell’industria della stampa

Oltre a quelle appena viste di carattere generico, ci sono poi certificazioni messe a punto in modo specifico per il settore della stampa. Si dividono anche queste tra certificazioni di sistema e certificazioni di prodotto. 

Certificazioni di sistema

Ne esistono diverse, tra quelle più note in Europa:

  • Eco-print è lo standard italiano nato nel 2014. Si tratta di una certificazione riconosciuta a livello europeo che controlla l’intero ciclo produttivo della stampa, dai prerequisiti di base, alla stampa finale, fino al controllo su finiture e trasporti della merce. Perché uno stampato possa esibire il logo della certificazione, la tipografia deve essere certificata Eco-print e dunque usare energia rinnovabile, carte certificate, lastre di stampa offset create senza l’utilizzo di sviluppo chimico, utilizzare additivi di stampa controllati e inchiostri a base vegetale, a cera o ad acqua.
  • Imprim’Vert: creato in Francia nel 1998, per ottenerla bisogna rispettare 5 criteri: smaltimento corretto dei rifiuti pericolosi, il non utilizzo di prodotti tossici, la consapevolezza da parte di dipendenti e clienti dell’impatto ambientale, lo stoccaggio di liquidi pericolosi e infine il continuo monitoraggio del consumo di energia del sito di produzione.

Potrebbe apparire complicato ed economicamente poco sostenibile, soprattutto per le piccole tipografie, rispettare tali requisiti. Ma a ben vedere molte delle soluzioni ecologiche, soprattutto per i supporti alla stampa, sono già largamente utilizzate e disponibili sul mercato a prezzi competitivi.

Certificazioni di prodotto

Oltre alla certificazione di sistema, abbiamo poi quelle di prodotto che hanno una valenza commerciale forse ancor più importante per un’azienda. Parliamo delle etichette ambientali che possono orientare la domanda verso prodotti con un ridotto impatto ambientale e far acquisire all’azienda un reale vantaggio competitivo e di immagine. Tra le più importanti nell’ambito della stampa abbiamo:

  • Ecolabel UE è il marchio di qualità ecologica dell’Unione Europea ed è un’etichetta che garantisce che il prodotto ha un ridotto impatto ambientale in tutto l’intero ciclo di vita: dall’estrazione delle materie prime, alla produzione, all’imballaggio, alla distribuzione, all’utilizzo, fino allo smaltimento. 
  • FSC è una certificazione indipendente e riconosciuta a livello internazionale che ha come scopo primario la corretta gestione forestale e la tracciabilità dei prodotti derivati. Garantisce cioè che i prodotti che portano il logo FSC siano derivati da materiali provenienti da foreste gestite nel rispetto di rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. 
  • PEFC, simile alla FSC, certifica la gestione sostenibile delle foreste internazionali e garantisce che la materia prima legnosa per carta e prodotti in legno derivi da foreste gestite responsabilmente. 

Infine, per molte di queste etichette c’è la possibilità, qualora un’azienda di piccole dimensioni non abbia la forza per conseguirle, di richiedere la cosiddetta “certificazione di gruppo”, condividendo i costi e i vantaggi con altre piccole aziende. 

 

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